Il cimitero prende il nome dalla denominazione con la quale popolarmente era chiamata questa località.
Risale al 1883 la decisione del Comune di Sampierdarena (che fino al 1926 e l’unificazione della cosiddetta “Grande Genova” faceva comune a sé) di dotarsi di un cimitero dalla struttura architettonica, che, seppur in scala ridotta, ricalca quella di Staglieno. Il progetto viene affidato all’architetto Angelo Scaniglia. La parte monumentale del cimitero è composta da un porticato di gusto neoclassico con al centro una cappella a pianta rotonda che ricorda il Pantheon. Nella parte retrostante si sviluppa una zona in salita detta, dalla sua forma a mezza luna, “ventaglio”, dove troviamo, tra vialetti a ciottoli e mattoni, molti monumenti. In cima a questa zona una costruzione con una cupola rotonda, in asse con la chiesa, attraverso due scaloni
monumentali introduce al “boschetto”, disposto lungo la collina ai piedi del Forte Tenaglia, dove vi sono numerose cappelle e monumenti sepolcrali lungo i viali.
Le opere più interessanti risalgono al periodo che va dall’ultimo decennio del XIX secolo al terzo del XIX secolo, dove il realismo borghese lascia progressivamente spazio al liberty. La committenza di queste opere è la piccola e media borghesia imprenditoriale. Osservando con attenzione questi monumenti non mancano i riferimenti al mondo del lavoro e dell’industria. Molti i ritratti con riproposizione diretta del modello fotografico, posti all’interno d medaglioni ovali o ritratti multipli come foto di fine ‘800.
Tra gli scultori più importanti ritroviamo gli stessi che operano in questo periodo anche a Stagliano come Onorato Toso, Santo Varni, Federico Fabiani, Antonio Allegretti, Luigi Orengo, Gaetano Olivari.
Passeggiare in questa parte monumentale del cimitero permette al visitatore di immergersi nell’atmosfera della Sampierdarena del secolo scorso e di conoscere i suoi abitanti che, attraverso sacrifici e lavoro, sono riusciti a costruirsi una vita agiata e hanno voluto lasciare ai posteri un ricordo di sé.
Tra i tanti ricordo Nicolò Barabino, pittore nativo di Sampierdarena, il cui monumento, opera di P. Roncallo, è posto davanti all’ingresso della cappella sotto il porticato: seduto su una sedia savonarola, con pennello sulla mano destra (oggi purtroppo scomparso) e tavolozza sulla sinistra, sembra quasi accogliere il visitatore nel suo studio. Un esempio di realismo borghese che rende questo luogo degno di una visita.
Ulteriori lavori portano alla costruzione del porticato lato levante con al centro la cappella votiva dedicata ai Caduti. Inaugurata, insieme al porticato, il 15 novembre 1932, qui vengono accolte le spoglie dei sampierdarenesi caduti nella Prima Guerra Mondiale e seppelliti nei vari cimiteri alpini. L’edificio, a pianta rotonda, si presenta con forme neoclassiche: una scalinata e un pronao, sormontato da un timpano,
introducono nell’edificio con soffitto a cassettoni e pareti in marmo verde della Val Polcevera e stucchi, con zoccoli in marmo rosso di Levanto. Cinque scomparti verticali lungo le pareti contengono i colombari dei caduti e incisi i loro nomi. L’altare in marmo rosso di Levanto è ornato con un mosaico con palme incrociate e sovrastato da un crocifisso bronzeo opera di Luigi Brizzolara.